GPU in the Streets

GPU in the Streets, New York, 2005
GPU in the Streets, New York,  2005

 

Performance:
I wander about in the city, asking to passers-by for some photos-souvenir with the shape of my “Global Sisters/Logo GPU”
Many kind persons say “yes”: they trust my smile and don’t ask what the shape could embody…
Question: Can you really see what is visible?

 

Bag Narrativity

La moda, insieme al design, occupa un posto centrale nell’economia del simbolico, che è produzione di senso o di beni immateriali (icone,
narrazioni) e di merci simbolicamente sovraccariche e portatrici di identità e stili di vita.

Eleonora Fiorani

Cucire è un atto sacro; praticamente mette insieme delle cose staccate e simbolicamente riunisce anima e pelle. Cucire è per me un atto sociale che contribuisce alla creazione di un mondo in cui chi cuce si prende cura di sé e dell’altro, crea un habitat morbido in cui muoversi, producendo una giustizia umana silenziosa.
Cucire come forma di resistenza.

Ivana Spinelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Workshop

FEMALE BAG NARRATIVITY

13-18 Maggio 20
Casa della Donna, Pisa

 

Global Pin-Up  propone un workshop dove la progettazione di un accessorio di moda, come la borsa, può divenire personale mezzo narrativo, fino a divenire auto-ritratto o auto-rappresentazione.
GPU utilizza il taglia&cuci come metodo di analisi e creazione della realtà, per contribuire a scardinare stereotipi  e tentare nuovi contenuti.

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Global Pin-Up

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Ivana Spinelli ha (…) creato un meta-brand attraverso il progetto Global Pin-Up. Attualmente sta organizzando dei workshop con gruppi caratterizzati da una determinata identità. Durante i workshop le tematiche affrontate vengono tradotte inshopping bag, e i tempi e i modi di realizzazione rispettano le necessità del gruppo. Le borse prodotte viaggiano dentro e fuori il sistema dell’arte, passando dalla galleria al museo fino al negozio commerciale, a cui vengono date in conto-vendita. Altre shopping bag servono invece da connessione per una “bag narrativity” che si sviluppa tramite un sito web. In questo modo, la Spinelli prova a costruire un sistema di produzione trasversale che sia espressione diretta del futuro consumatore.
Benedetta di Loreto

Ivana Spinelli (…) mette in scena (…) un processo di produzione simbolica fondato sulla con-fusione produttiva di arte e moda. (…)
Un bazar dove vengono presentati icone, cartelle di disegni, video, nonchè indumenti ed accessori per un soggetto speciale: la Global Pin Up.
Questa creatura virtuale-reale è un passo ulteriore rispetto alla figura della Top Model, esempio moderno di bellezza universale, ed è più vicina alla sua evoluzione nella Pop Model: bellezza mondanizzata, la cui “connotazione ipersemiotica del corpo” (Calefato P., Mass Moda, Costa&Nolan 1996) trasforma il corpo in spazio territoriale, narrativo, comunicativo. La Pin Up globale di Spinelli – kamikaze erotico, silouette dal volto coperto da un passamontagna nero e rosa o da una maschera antigas verde brillante – è una creatura che mescola l’icona televisiva di Miss Italia con quella delle Grazie rinascimentali, e contemporaneamente è il corpo sul quale si incrociano le cronache del terrore con le immagini della seduzione che, insieme, abitano quello che Arjun Appadurai (Modernità in polvere, Meltemi 2001) ha chiamato il mediascape del mondo globalizzato.
Franco Speroni

WEBSITE         GLOBAL PIN-UP

WORKSHOP   GPU BAG NARRATIVITY

PERFORMANCE  GPU IN THE STREETS

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Dimmi no

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Project by Ivana Spinelli started in 2011.

DIMMI NO :: SAY “NO”TO ME is a project that originated from a reflection about “selling”, on the occasion of the exhibiton “Non tutto è in vendita” (Not all is for sale), curated by Raffaele Gavarro, Bologna, 2011.

Through facebook I invited people to join in the project and answer two questions: What can’t be sold? and What would you never sell? In other words, which things have to be defended, rescued from monetization and bargaining? For two weeks these questions were repeated in my facebook-profile and all the comments/answers were recorded and collected in a small book, also reporting time and date.
What to sell is also a critical point in sociological research.
“Dimmi No” is a work in progress, to be continued in different languages.

http://www.facebook.com/pages/Dimmi-No-Say-no-to-Me/198605686823452?v=wall

Exhibition view: NON TUTTO E’ IN VENDITA, a cura di Raffaele Gavarro, Galleria OltreDimore, Bologna, 2011

Video installation, book.
Music by Modern Institute (Teho Teardo e Martina Bertoni)

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WHAT WOULD YOU NEVER SELL? @ TAKE ME (I’M YOURS)
7 ottobre 2017, es parcheggio Giuriolo, Bologna

Da un’idea di Christian Boltanski, Take Me (I’m Yours) reinventa le regole con cui si fa esperienza di un’opera d’arte: i lavori esposti si possono toccare, usare o addirittura portare via gratuitamente. Una “dispersione amichevole” che invita alla rielaborazione ludica e ironica dei processi di creazione dei valori dell’arte. Non è una mostra e neanche un’installazione temporanea, Take Me (I’m Yours) è una vera e propria performance collettiva, un’insolita fiera dell’arte dove i protagonisti sono i partecipanti stessi, invitati a svuotare fisicamente lo spazio che li circonda e a compiere tutto quanto è di norma vietato fare in un museo. In occasione di “Anime. Di luogo in luogo”, progetto speciale 2017 del Comune di Bologna, Christian Boltanski ha scelto di coinvolgere direttamente l’Accademia di Belle Arti di Bologna per comporre l’ultimo tassello del mosaico di eventi, incontri e iniziative a lui dedicate dalla città. Con il coordinamento di Danilo Eccher, curatore dell’intero progetto speciale e in collaborazione con MAMbo, 30 insegnanti e 210 studenti dell’Accademia hanno accettato la sfida del celebre artista francese per realizzare centinaia di opere d’arte da disperdere amichevolmente nel giro di poche ore. Di assoluta novità anche lo spazio individuato: fuori dai musei e dai luoghi istituzionali, Take Me (I’m Yours) si riappropria a Bologna di un edificio abbandonato di periferia, allestendo temporaneamente il suo mercato presso l’ex parcheggio sopraelevato Giuriolo, prefigurando in chiave culturale, il futuro di questa affascinante struttura, già coinvolta in un ambizioso progetto della Fondazione Cineteca di Bologna per la realizzazione di un nuovo polo tecnico-archivistico.