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IT-Ivana Spinelli-intervista De Leonardis-Kaboom

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“Una guerra di potere che s’insinua nella sostanza stessa degli oggetti, non semplici presenze di decoro all’interno della composizione, ma elementi che contestualizzano la storia e rafforzano il senso di precarietà. Niente è rimasto dell’aspetto innocuo e consolatorio di questi oggetti trovati.
L’idea del campo di battaglia è, del resto, insita anche nei materiali utilizzati da Ivana Spinelli. Dalla gommapiuma agli spilli d’acciaio, carta, fotografia, argilla, gesso, filo, cotone, legno, insetti… materiali che riflettono la dialettica degli opposti: morbidi e pungenti, effimeri e duraturi, costruiti e decostruiti, accoglienti e soffocanti, seducenti e respingenti.

Persino nell’immaginario l’artista prende le distanze dalla prevedibilità, trovando magari proprio nello stereotipo il punto di partenza per un sostanziale ribaltamento.
E’ così anche con l’amore, territorio di confronto tra due esseri umani, alla stessa maniera in cui coinvolge comunità e paesi diversi. Analoghi sono, infatti, i meccanismi alla base del loro funzionamento: pace, guerra.”                                    Manuela De Leonardis

Global Sisters

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GLOBAL  SISTERS
disegni, dipinti, incisioni, libri, dimensioni varie, dal 2005 work in progress
drawing, painting, engraving, books, several dimension, from 2005 work in progress

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Le Global Sisters  sono due figure emblematiche disegnate (inchiostro su carta) dall’artista a partire dal 2005 e sviluppate in diverse serie.

Alla ricerca di pose tipicamente “femminili” Spinelli ha raccolto un vasto numero di foto digitali da cui ha tratto silouette di ragazze pin-up che ha in parte vestito con accessori stilizzati che richiamano l’immaginario della guerra o la guerrilla. Le due figure (sagome vuote, senza occhi) possono dunque essere interpretate come una donna soldato e una kamikaze. Generalmente nessuna delle due aggredisce o fa esplodere alcunché, si tengono per mano o si abbracciano (come nei concorsi di bellezza).
Il lavoro tende a far scaturire domande rispetto a tematiche, come la violenza o il corpo della donna, che appaiono spesso appiattite e banalizzate nelle discussioni mediatiche contemporanee.

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“Ivana Spinelli takes the notion of “terrorist chic” (…) in her Global Sisters: Series 2 (2008). In these drawings and paintings, Barbie-like glamour figures hold hands, don gas masks and hoods, and strike coquettish poses with suicide belts and hand grenades strapped across their otherwise nude bodies.  Spinelli feels that the codes or stereotypes that fashion employs to represent women are linked to the codes with which the media represents war and terror, a connection that serves to link desire and fear.  The use of stereotype, of course, blocks complexity; it is intended for easy consumption-absorb the idea and move on or, as Spinelli says, “we use empty shapes to fill them with fast understanding about world”. Using photographs taken from the web or newspapers and copying the poses, Spinelli has generated an archive of the new female warrior, without a context, without narrative, just the silent white background of the paper on which they are drawn. Spinelli likens this silent blankness to Naomi Klein’s scenario of the psychic shock that envelops a population following a traumatic disaster- be it war or a natural calamity. Capitalizing on this collective shock, the government can suspend civil rights to establish a new economic or social system without opposition, a scenario which came only too real in the violation of  so many protections and rights in the aftermath of 9/11.  Spinelli bolsters her branding of these global pin-ups in bright pink headlines, marketing them through dolls, tote bags, posters, and books, because, in pink, “everything becomes fascinating”.

Manon Slome

Aesthetics of Terror
Akademie der Künste, Pariser Platz, Berlin, 2009
with Josh Azzarella, Daniel Bejar, William Betts, Blue Noses, Jake and Dinos Chapman, Zoya Cherkassky, Teresa Diehl, Jeanette Doyle, Harun Farocki, Johan Grimonprez, Kent Henricksen, Jenny Holzer, Jon Kessler, Fransje Killaars, Yitzik Livneh, Bjørn Melhus, Claude Moller, Richard Mosse, Yves Netzhammer, Miguel Palma, Cristi Pogacean, David Reeb, Roee Rosen, Martha Rosler, Steven J. Shanabrook, Ivana Spinelli, Avdey Ter-Oganian, Jan Tichy, Sharif Waked, Catherine Yass

 

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Die Gefahr geht vom Menschen aus
Alle gute Kunst handele von Eros und Thanatos, hat der Kurator Jean Christophe Amman einmal gesagt. Und von Utopie, möchte man ergänzen. Insbesondere die Arbeiten der Italienischen Künstlerin Ivana Spinelli, diese endlosen Variationen eines l’Amor Fou als Selbstvernichtung, bringen diese Dreier-Begriffskonstellation mit wenigen zarten, aber aussagekräftigen Linien auf den Punkt.
In Spinelli Arbeiten verdichtet sich auf einzigartige Weise ein alter Konflikt von Anziehung und Abstossung, von Begeisterung und Ekel, körperlicher  wie politischer Art. Das Ungeheure, dass ein Mensch sich mit einem Sprengstoffgürtel in eine Bombe verwandelt, die Verzweifelungs- oder Verblendungstat, die ihre eigene Geschichte, das biografische Hineingeraten in die Situation, fast stets durch ihre mörderische Monströsität verdeckt, wird bei Spinelli zum “radical chic”. An die ästetische und  handwerkliche Bravour der sado/maso-artigen Arbeiten vom Tomi Ungerer gemahnend und mit sicher ebensoviel  Psychopatologie aufgeladen wie die Verschnürungsbilder von Hans Bellmer und Unica Zürn, präsentieren sich die kleinformatigen Zeichnungen als leichthändige Provokation – jedoch mit großer Bedeutungstiefe. Schon bei Ungerers “Fornicon” zeigt sich nicht nur der Einzelne, auf die phallische Fickmaschine geknebelt, sondern die ganze Familie – auf einem kollektiven Masturbator reitend –  von diabolischen Spiel affiziert – die sichtbare sexuelle Perversion gerät zur Metapher für die Perversionen der politischen Verhältnisse. Spinellis Protagonistin stürzt in der jüngsten Zeichnung der Serie endgültig ins Verderben, das Bungee-Seil wie einen tödliche Nabel-schnur mit dem Explosivgürtel verbunden. Ihr “go go go!” Geschrei, das der eigenen Vernichtung nur Bruchteile vorausgeht, suggeriert die Chance zu einer Akzeptanz des Unakzeptierbaren: der politische Selbstmord wird als Sport geläutert, massenfähig.
(…)
Olaf Arndt
Krise: Einübungen in den Ausnahmenzustand, Villa Ichon, Bremen, 2010

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 GLOBAL SISTERS >>> THE BOOK

 


Pop Up Books Limited Ed

 

 

Global Sisters oro group, acrylic on canvas, 240x170cm

 

The Aesthetics of Terror, Manon Slome and Joshua Simon, Charta Edition, 2009

 

 

 

 

Global Pin-Up

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Ivana Spinelli ha (…) creato un meta-brand attraverso il progetto Global Pin-Up. Attualmente sta organizzando dei workshop con gruppi caratterizzati da una determinata identità. Durante i workshop le tematiche affrontate vengono tradotte inshopping bag, e i tempi e i modi di realizzazione rispettano le necessità del gruppo. Le borse prodotte viaggiano dentro e fuori il sistema dell’arte, passando dalla galleria al museo fino al negozio commerciale, a cui vengono date in conto-vendita. Altre shopping bag servono invece da connessione per una “bag narrativity” che si sviluppa tramite un sito web. In questo modo, la Spinelli prova a costruire un sistema di produzione trasversale che sia espressione diretta del futuro consumatore.
Benedetta di Loreto

Ivana Spinelli (…) mette in scena (…) un processo di produzione simbolica fondato sulla con-fusione produttiva di arte e moda. (…)
Un bazar dove vengono presentati icone, cartelle di disegni, video, nonchè indumenti ed accessori per un soggetto speciale: la Global Pin Up.
Questa creatura virtuale-reale è un passo ulteriore rispetto alla figura della Top Model, esempio moderno di bellezza universale, ed è più vicina alla sua evoluzione nella Pop Model: bellezza mondanizzata, la cui “connotazione ipersemiotica del corpo” (Calefato P., Mass Moda, Costa&Nolan 1996) trasforma il corpo in spazio territoriale, narrativo, comunicativo. La Pin Up globale di Spinelli – kamikaze erotico, silouette dal volto coperto da un passamontagna nero e rosa o da una maschera antigas verde brillante – è una creatura che mescola l’icona televisiva di Miss Italia con quella delle Grazie rinascimentali, e contemporaneamente è il corpo sul quale si incrociano le cronache del terrore con le immagini della seduzione che, insieme, abitano quello che Arjun Appadurai (Modernità in polvere, Meltemi 2001) ha chiamato il mediascape del mondo globalizzato.
Franco Speroni

WEBSITE         GLOBAL PIN-UP

WORKSHOP   GPU BAG NARRATIVITY

PERFORMANCE  GPU IN THE STREETS

GPUsmalldolls