
https://www.drosteeffectmag.com/bulletin-22-semiotic-circuits-elisa-del-prete/
https://www.drosteeffectmag.com/bulletin-23-grain-claudio-musso/
https://www.drosteeffectmag.com/bulletin-24-inscriptions-cecilia-canziani/
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Puoi partecipare
compilando il questionario a questo link
oppure puoi scaricare da qui
e invia a mail@ivanaspinelli.net
Grazie!
Ivana Spinelli
Minimum #L.O.L.
Intervento site specific, Instagramm + Biblioteche civiche di Monza, 2019
Negli ultimi anni, diversi artisti hanno affrontato questioni come lo sfruttamento e il lavoro nero intessendo nelle trame dell’opera una sottile ironia, strategia che mira a rendere ancor più bizzarro il malcostume che le governa. Questa modalità di intervento viene ripresa anche da Ivana Spinelli, che in Minimum #L.O.L. affronta non solo alcune criticità legate al mondo del lavoro dibattute già da molti anni, ma anche alcune problematiche emerse più recentemente in relazione ai social network.
La prima edizione di Minimum (2016) metteva al centro i diversi modi di codificare e regolamentare il lavoratore, alla ricerca di un linguaggio idoneo a parlare dell’umano nel lavoro, che non fosse solo sindacale e legislativo. La domanda a cui cercava di rispondere era dunque relativa alla possibile relazione tra sussistenza e trascendenza.
In questa seconda versione, pensata per Monza, Ivana Spinelli sceglie di situarsi nella città, di intervenire all’aperto e negli spazi della discussione pubblica, così da intercettare cittadine e cittadini, di rivolgere loro domande che mirano a generare dubbi, pensieri e ulteriori domande. L’artista intesse un percorso a tappe tra lo spazio urbano e il Web atto a innescare un cortocircuito tra segno e significato, infiltrandosi tra le pieghe del problema attraverso domande e giochi di parole per arrivare a porre un interrogativo scivoloso: qual è, oggi, il rapporto tra lavoro e tempo libero? Immagini diffuse nella città attraverso manifesti e borse di tela chiedono: “Vuoi un lavoro o un lavoretto?”, “È lavoro anche quando sei sui social ?”, “l.avoro o. l.usso?”.
Nell’azione condotta sui social, Spinelli si serve dell’acronimo “l.o.l.”, usato per indicare “laughing out loud” o “lot of laugh”, che reinterpreta in un sabotaggio di parole che gioca sul limite concettuale tra “lavoro” e “lusso”. Mettendo in relazione i due tag #lavoroolusso? #minimum-lol su Instagram si genera un accostamento paradossale, dove l’idea del lavoro è associata a termini riferiti generalmente all'intrattenimento
. Se l'arte e l'artista pongono domande, più che dare risposte, quelle risposte le possono fornire cittadine e cittadini: attraverso un questionario, Spinelli interroga il pubblico chiedendogli di prendere parte alla sua indagine: “Che cos’è il lavoro e chi se lo può permettere? Quanto bisogna investire su se stessi per potere, poi, lavorare?”.
Francesca Guerisoli
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Comunicato stampa
Evento B-M-OFF
Incontro con l’artista Ivana Spinelli
Introduce Graziella Rotta, Direttrice Biblioteca Civica centrale
Modera Daniele Astrologo Abadal
con intervento di
Francesca Guerisoli, Direttrice artistica di Fondazione
Pietro ed Alberto Rossini, Briosco
Venerdì 29 Novembre / Ore 21.00
Biblioteca Civica centrale, Monza
Ivana Spinelli in
Minimum # L.O.L.
Venerdì 29 Novembre, alle ore 21.00, presso la Biblioteca Civica centrale, si tiene l’incontro con Ivana Spinelli, protagonista di un’opera di respiro sociale, di natura relazionale con il coinvolgimento della città e del Web sul tema del lavoro. Un’occasione importante per affrontare la dimensione ambigua, dai confini sfumati, dei social network e della rete nel vasto campo della comunicazione. Così ha scritto Francesca Guerisoli, autrice del testo pubblicato nel catalogo-agenda della Biennale: «L’artista intesse un percorso a tappe tra lo spazio urbano e il Web atto a innescare un cortocircuito tra segno e significato, infiltrandosi tra le pieghe del problema attraverso domande e giochi di parole per arrivare a porre un interrogativo scivoloso: qual è, oggi, il rapporto tra lavoro e tempo libero? Immagini diffuse nella città attraverso manifesti e borse di tela chiedono: “Vuoi un lavoro o un lavoretto?”, “È lavoro anche quando sei sui social?”, “l.avoro o. l.usso?”. Nell’azione condotta sui social, Spinelli si serve dell’acronimo “l.o.l.”, usato per indicare “laughing out loud” o “lot of laugh”, che reinterpreta in un sabotaggio di parole che gioca sul limite concettuale tra “lavoro e “lusso”».
Opera realizzata col sostegno della Fondazione Alberto e Pietro Rossini di Briosco.
LEGGI NAZIONALI SUL SALARIO MINIMO
performance, dvd video + cd audio 40 min.,
Gallleriapiù, Bologna, 2016
ph. Michele Alberto Sereni
MINIMUM: VOCI
Performance di Ivana Spinelli
Museo Barracco, Roma
15.11.2017
con/ with: Bousselham Djahida, Azam Noor, Eugenia Natasha, Cristina Pauselli, Emilia Sabatello, Robert Terciu, Yongxu Wang.
a cura di / curated by Claudio LiberoPisano
in collaborazione con/ in collaboration with Orlando Edizioni
#Sei performance
#Mix, Musei di Roma
#Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
#Zètema Progetto Cultura
foto/ photo: Emanuela Barilozzi Caruso
video: Mauro Cinaglia
Performance:
I wander about in the city, asking to passers-by for some photos-souvenir with the shape of my “Global Sisters/Logo GPU”
Many kind persons say “yes”: they trust my smile and don’t ask what the shape could embody…
Question: Can you really see what is visible?
1-ABC (don’t need too much), Berlin,
Sound performance with Simon Olivier, 2012
1abc (don’t need much) from Ivana Spinelli on Vimeo.</
Un ufficio abbandonato e vandalizzato nella fabbrica dismessa.
La mia azione consiste nel mettere in ordine e pulire come processo che porti da una forma A/ monumento decadente a una forma B/ ufficio fantasma.
Nel frattempo si instaura un dialogo con le presenze che hanno abitato l’ufficio: sindacalisti e operai che si sono confrontati e hanno prodotto documenti, lasciato reperti o piccoli testimoni di una quotidianità, come la lettera di mobilità o la schedina del totocalcio che risistemo in un cassetto. Chiudo le finestre, riorganizzo la scrivania, la bandiera della Fiom, i fischietti pronti per la protesta, una piantina fiorita e la foto incorniciata, e fuori contesto, di Mierle Ladermn Ukeles che negli anni ’70 aveva fatto del pulire un manifesto.
Ph: Stefano Teodori
LIVE:
Raid Spinelli
https://youtu.be/jO4SaqiVhiI
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RAID – MUSEO PER PICCIONI
Bologna, 28.01.2017
GPU PASS CLANDESTINO
digital print mounted on dibond / stampa fotografica montata su dibond 60×40 cm each/cad., 2010
installation, variable dimensions (t-shirt, boxes, unreadible text) /installazione dimensioni variabili (t-shirt, scatole, testo illegibile)
***
“In this case reality is the human condition of the migrant, translated in dress-code. The migrant travels because he is still alive, wants to feel alive, be useful. He abandons loved places which stop him living and carries risk together with dreams. The migrant dreams. He wears the hope of attaining bread with the journey and he stitches it to him, he stitches it to his skin with the wounds which cost. He wears his passport which speaks Italian, speaks of football, a true International Esperanto. Global Pin-Up (like any respected Brand) puts these dreams into production.” Bread sewn to the number of Totti’s football shirt – but it could be any famous Italian football star’s shirt – it becomes the visualization of the reasons and the hopes of the migrant. With the player’s shirt the immigrant tries to be recognized, accepted. He loves Italian football, knows that Totti is Italy’s champion and in showing that he knows it and recognizes it, he hopes to be in turn recognized. He doesn’t know that dress-code has no value and will probably understand too late that his love for Italian football, and for that number 10, probably won’t save him.
(from the Catalogue Caos#2 by Raffaele Gavarro)
***
“In questo caso la realtà è la condizione umana del migrante, tradotta in dress-code. Il migrante viaggia perchè è ancora vivo, vuole sentirsi vivo, essere utile. Abbandona posti amati che gli impediscono di vivere e indossa il rischio insieme ai sogni. Il migrante sogna. Ha addosso la speranza di conquistarsi il pane col viaggio e se lo cuce addosso, se lo cuce sulla pelle con le ferite che costa. Indossa il suo passaporto che parla italiano, parla del calcio, vero Esperanto internazionale. Global Pin-Up (come ogni Brand che si rispetti) mette in produzione questi sogni.” Il pane cucito sulla maglia di Totti – ma potrebbe essere quella di qualunque altro calciatore famoso – diventa la visualizzazione delle ragioni e le speranze del migrante. Con quella t-shirt del grande calciatore, l’immigrato cerca di farsi riconoscere, accettare. Lui ama il calcio italiano, sa che Totti è un nostro campione, e nel mostrare che lo conosce e lo riconosce, spera a sua volta di essere riconosciuto. Non sa che quell dress-code ha valore zero e probabilmente capirà troppo tardi che l’amore per il nostro calcio, e per quel numero 10, probabilmente non lo salverà.
(estratto dal Catalogo Caos#2 di Raffaele Gavarro)
Ivana Spinelli ha (…) creato un meta-brand attraverso il progetto Global Pin-Up. Attualmente sta organizzando dei workshop con gruppi caratterizzati da una determinata identità. Durante i workshop le tematiche affrontate vengono tradotte inshopping bag, e i tempi e i modi di realizzazione rispettano le necessità del gruppo. Le borse prodotte viaggiano dentro e fuori il sistema dell’arte, passando dalla galleria al museo fino al negozio commerciale, a cui vengono date in conto-vendita. Altre shopping bag servono invece da connessione per una “bag narrativity” che si sviluppa tramite un sito web. In questo modo, la Spinelli prova a costruire un sistema di produzione trasversale che sia espressione diretta del futuro consumatore.
Benedetta di Loreto
Ivana Spinelli (…) mette in scena (…) un processo di produzione simbolica fondato sulla con-fusione produttiva di arte e moda. (…)
Un bazar dove vengono presentati icone, cartelle di disegni, video, nonchè indumenti ed accessori per un soggetto speciale: la Global Pin Up.
Questa creatura virtuale-reale è un passo ulteriore rispetto alla figura della Top Model, esempio moderno di bellezza universale, ed è più vicina alla sua evoluzione nella Pop Model: bellezza mondanizzata, la cui “connotazione ipersemiotica del corpo” (Calefato P., Mass Moda, Costa&Nolan 1996) trasforma il corpo in spazio territoriale, narrativo, comunicativo. La Pin Up globale di Spinelli – kamikaze erotico, silouette dal volto coperto da un passamontagna nero e rosa o da una maschera antigas verde brillante – è una creatura che mescola l’icona televisiva di Miss Italia con quella delle Grazie rinascimentali, e contemporaneamente è il corpo sul quale si incrociano le cronache del terrore con le immagini della seduzione che, insieme, abitano quello che Arjun Appadurai (Modernità in polvere, Meltemi 2001) ha chiamato il mediascape del mondo globalizzato.
Franco Speroni
WEBSITE GLOBAL PIN-UP
WORKSHOP GPU BAG NARRATIVITY
PERFORMANCE GPU IN THE STREETS
Endless, 2013
Una serie di “altezze” diverse di tacchi (dalle sneakers al tacco fetish), altezze create in modo molto geometrico e su cui provo un equilibrio.
E’ un lavoro che naturalmente si muove ancora sull’interesse per i codici sociali, la relazione tra i dress code e i tentativi di darsi una forma.