1-ABC (don’t need too much), Berlin,
Sound performance with Simon Olivier, 2012
1abc (don’t need much) from Ivana Spinelli on Vimeo.</
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1-ABC (don’t need too much), Berlin,
Sound performance with Simon Olivier, 2012
1abc (don’t need much) from Ivana Spinelli on Vimeo.</
IT-Ivana Spinelli-intervista De Leonardis-Kaboom
en-Ivana Spinelli-interview De Leonardis-Kaboom
“Una guerra di potere che s’insinua nella sostanza stessa degli oggetti, non semplici presenze di decoro all’interno della composizione, ma elementi che contestualizzano la storia e rafforzano il senso di precarietà. Niente è rimasto dell’aspetto innocuo e consolatorio di questi oggetti trovati.
L’idea del campo di battaglia è, del resto, insita anche nei materiali utilizzati da Ivana Spinelli. Dalla gommapiuma agli spilli d’acciaio, carta, fotografia, argilla, gesso, filo, cotone, legno, insetti… materiali che riflettono la dialettica degli opposti: morbidi e pungenti, effimeri e duraturi, costruiti e decostruiti, accoglienti e soffocanti, seducenti e respingenti.
Persino nell’immaginario l’artista prende le distanze dalla prevedibilità, trovando magari proprio nello stereotipo il punto di partenza per un sostanziale ribaltamento.
E’ così anche con l’amore, territorio di confronto tra due esseri umani, alla stessa maniera in cui coinvolge comunità e paesi diversi. Analoghi sono, infatti, i meccanismi alla base del loro funzionamento: pace, guerra.” Manuela De Leonardis
LOVERRS/ FUCKERRS, videosculpture multimedia / video scultura, 200x200x200 cm, 2012
I KNOW THAT YOU ARE LOOKING AT ME video, 00’59” loop, col, muto, PAL, 2011
I LOVE YOU SO
videosculptur multimedia, 4 channels PAL, col, mute, digital frames9”, pallet, wood boxes/
videoscultura multimedia, 4 canali PAL, col, muto, digital frames 9”, pallet, box legno /
120x80x60cm, 201
ONE WORD, ONE PIN
papier mâché, steel, plaster, thread / cartapesta, accaiaio, filo, libro 29x21x19 cm, 2011
LOVERRS / FUCKERRS
Multimedia installation videosculpture, variable dimensions: ceramic-wood-fabric sculptures, videoprojection, slide projection, wood box, grass, bottles, 2011
Installazione videoscultura multimediale, dimensioni variabili: sculture in ceramica, legno e stoffa h75cm, videoproiezione su quadro 30x30cm, 2 foto 16x11cm, proiezione dia, cassa di legno con stencil, erba, pannelli di legno, bottiglie, 2011
Catalogo Loverrs/Fuckerrs, ideato dall’artista.
(…) Mi sembrava sempre più evidente come nel lavoro di Ivana Spinelli l’intersecazione dei diversi piani delle realtà (è esatto al plurale) fosse l’aspetto essenziale della sua azione. Ma cosa intendo con “intersecazione dei diversi piani delle realtà”? (…) Oggi il mondo della rete contiene articolazioni delle realtà a iosa, e al di là della loro diffusione e durata, rendono sempre più sdrucciolevole la strada che procede verso l’identificazione stessa del Reale.
Direi che ci siamo. È proprio qui che volevo portarvi per farvi entrare dal verso giusto in questo pantheon di immagini che Ivana Spinelli ha realizzato solo per i nostri occhi.
Dal video alle foto, dai disegni all’organismo complesso della scultura in ceramica con proiezione ed elementi di farcitura con materiali vari, tutto costruisce una specie di linea di sutura tra gli ambiti delle diverse realtà. Se mi consentite un azzardo inconsueto in un testo critico, direi che questo di Ivana Spinelli è un gesto d’amore verso tutti noi. Ha capito il senso delle immagini, di alcune immagini, ne ha come espunto la forza simbolica, rendendola compatibile con la nostra instabilità, e ce le ha portate fin dentro al nostro quotidiano. Ma cosa fanno gli artisti se non aiutarci a capire il mondo in cui siamo grazie a grandi gesti d’amore?
Loverrs-Fuckerrs è solo per i nostri occhi. Le immagini che lo compongono, le storie che vi s’intrecciano servono a dimostrarci in modo direi pratico, tangibile, che è la riconquista della continuità tra le diverse realtà che ci metterà di nuovo in condizione di comprendere l’unitarietà del Reale e di quello che contiene. (…)
estratto dal testo in catalogo, Raffaele Gavarro
***
Catalogue Loverrs/Fuckerrs, designed by the artist.
(…) It seemed by and by more evident that in the work of Ivana Spinelli the intersection of different levels of realities (yes, plural is correct) lies the basic aspect of her action. But what do I mean by “intersection of different levels of realities”? (…) Nowadays, the world of the web contains an incredible number of articulations of reality which, beyond their circulation and duration, make the road to identification of the Real more and more slippery.
I would say we are almost at our point. It’s here I wanted to take you, to make you enter through the right side in this pantheon of images that Ivana Spinelli realized for our eyes only.
From videos to photos, from pictures to the complex organism of ceramic sculptures, with projections and stuffing elements made of different materials, everything contributes to make a sort of stitch line among all the different realities. If you allow me an unusual hazard in a critical text, I would say this is an act of love towards us all. Ivana Spinelli has caught the sense of images, of some images. It is inspired by their symbolic strength, making them compatible with our instability, and has brought them inside our daily life. But then, what do artists do if not help us understand the world in which we are, thanks to big acts of love?
Loverrs-Fuckerrs is for our eyes only. Its images, its stories, demonstrate us in a practical, tangible way that recapturing the continuity among different realities we will be able to understand once again the unity of the Real and of what it contains. (…)
abstract by the text in the catalogue, Raffaele Gavarro
LOVERRS / FUCKERRS from Ivana Spinelli on Vimeo.
Ivana Spinelli ha (…) creato un meta-brand attraverso il progetto Global Pin-Up. Attualmente sta organizzando dei workshop con gruppi caratterizzati da una determinata identità. Durante i workshop le tematiche affrontate vengono tradotte inshopping bag, e i tempi e i modi di realizzazione rispettano le necessità del gruppo. Le borse prodotte viaggiano dentro e fuori il sistema dell’arte, passando dalla galleria al museo fino al negozio commerciale, a cui vengono date in conto-vendita. Altre shopping bag servono invece da connessione per una “bag narrativity” che si sviluppa tramite un sito web. In questo modo, la Spinelli prova a costruire un sistema di produzione trasversale che sia espressione diretta del futuro consumatore.
Benedetta di Loreto
Ivana Spinelli (…) mette in scena (…) un processo di produzione simbolica fondato sulla con-fusione produttiva di arte e moda. (…)
Un bazar dove vengono presentati icone, cartelle di disegni, video, nonchè indumenti ed accessori per un soggetto speciale: la Global Pin Up.
Questa creatura virtuale-reale è un passo ulteriore rispetto alla figura della Top Model, esempio moderno di bellezza universale, ed è più vicina alla sua evoluzione nella Pop Model: bellezza mondanizzata, la cui “connotazione ipersemiotica del corpo” (Calefato P., Mass Moda, Costa&Nolan 1996) trasforma il corpo in spazio territoriale, narrativo, comunicativo. La Pin Up globale di Spinelli – kamikaze erotico, silouette dal volto coperto da un passamontagna nero e rosa o da una maschera antigas verde brillante – è una creatura che mescola l’icona televisiva di Miss Italia con quella delle Grazie rinascimentali, e contemporaneamente è il corpo sul quale si incrociano le cronache del terrore con le immagini della seduzione che, insieme, abitano quello che Arjun Appadurai (Modernità in polvere, Meltemi 2001) ha chiamato il mediascape del mondo globalizzato.
Franco Speroni
WEBSITE GLOBAL PIN-UP
WORKSHOP GPU BAG NARRATIVITY
PERFORMANCE GPU IN THE STREETS
“Comoda d’inverno” Fabric, ink drawing, straw for hats, 2009
@Workshop “FIORI FANTASTICI E ANGELI RIBELLI” project by Maria Chiara Calvani, curated by Sara Rella, Centro Studi Licini, Monte Vidon Corrado (AP), 2009
” Non è per il fatto di essere aperte che le identità relazione non sono radicate. Ma la radice non è più un perno, an chouk, non uccide più quello che trova intorno a sé, corre (…) a incontrare altre radici con le quali condivide il succo della terra. Così come sono esistiti gli Stati-nazione, ci saranno nazionirelazioni. Come ci sono state frontiere che separano e distinguono, ci saranno frontiere che distinguono e collegano, e che non distingueranno se non per collegare.”
Éduard Glissant
Exhibition view in TOPOPHILIAS with Rebecca Agnes and Stefania Migliorati @ Kreuzberg Pavillion, Berlin, Feb.2015:
photos: kreuzberg pavillon, Rebecca Agnes, IS
text by Arianna Miotto: TOPOPHILIAS
Ivana Spinelli comincia qualche anno fa ad osservare e disegnare le cellule delle radici, scoprendo poi (attraverso la neurobiologia vegetale) che quel micro-mondo complesso è un sistema pienamente intelligente che entra in relazione e comunicazione tra il suo interno e il mondo esterno. Rileggendolo in scala macroscopica, il lavoro dell’artista si fa metaforica lettura dell’umana tendenza alla relazione e al contatto con l’altro, come le cellule, che contaminandosi tra loro danno vita a nuove forme particellari. Cannot see all è il titolo dell’opera, un’installazione composta da un disegno eseguito a matita e inchiostro di china, ed elementi scultorei che continuano il disegno nello spazio. Movimenti minimi di fusione e separazione. Incontri vitali. Non completamente visibili (dunque non completamente disegnati). È di questi dettagli minimi che si compongono i nostri rapporti e le nostre relazioni.
Di questi dettagli sfuggenti e non del tutto decifrabili, si formano le nostre infinite interconnessioni, con altri esseri umani e con tutto il non-umano (natura, luoghi, oggetti..). L’artista prova a cercare nelle cellule delle radici questo tutto relazionale di cui si compongono le nostre esistenze, ma sa di non poter vedere tutto; il contatto è invisibile agli occhi.
Ivana Spinelli began a few years ago to observe and draw the cells of the roots, then discovering (through the Plant Neurobiology) that complex micro-world as a fully intelligent system, able to enter into a relationship and communication with its inside and its outside world. Rereading it, in a macroscopic scale, this artist’s work becomes a metaphorical view of the human tendency to report and to contact with each other, as the cells that contaminate each other, leading to new forms. “Cannot see all” is the title of the work, an installation composed of a pencil and indian ink drawing, and sculptural elements that continue drawing in space.
Minimal movements of fusion and separation, vital encounters. These minute details (not completely visible, thus not fully drawn) make up our connections and our relationships.
From these elusive and not quite decipherable details, take form our endless interconnections, with other human beings, and with all the not-human being (nature, place, objects…). The artist tries to find in the cells of the roots this “all-relationships” which constitutes our lives, but she knows she can not see everything; the contact is invisible to the eye.
BAUSTELLE
installazione ambiente
videoanimazione, 4″, loop, b/n
stampa digitale, inchiostro e biro su carta velina, 42×32 cm
gesso, 11x12x10cm
gesso e filo di cotone, 150x120cm
2011
Baustelle a German word for “work in progres”, is a work about imaginary house with aim to create the idea of a place designed “a priori”, for the purpose of temporary working, as opposed to the real house itself. The main focus of the artist is on the processes of designing and construction.
Baustelle – work in progress, never endless process always divided between the realisation of a project and the original idea.
The main features of this phase are the easiness and flexibility which provide the simplicity of construction, but also the efficiency in process for the deconstruction.
Baustelle the constant struggle and attempt to carry through, perhaps as the Bastiani fortress, always awaiting people, enemies or friends, to serve its purpose?
In order to understand the process of building relations, Baustelle is a metaphor for the relationships with are always under construction. Limited area in which the relations are reversible and subject to change.
Contemporary expression of reality is the balance between the real and the virtual, where perhaps doors, windows and roof are no needed in the construction due to sudden changing of nature, expanding the limits and possibilities to go.
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“(…) In the exhibition statement, it is said: “Baustelle is like a synonym for a constant struggle and realisation, a metaphor for the Bastiani fortress, which always awaits people, enemies as well as friends, so that it could serve its purpose.” Baustelle actually emphasises the idea of building, designing and forming a particular place, a special identity through its purpose and intended use. According to Marc Augé, a French anthropologist, the notion of (an anthropological) place presupposes a specific and symbolic building of space. An anthropological place is one which is “simultaneously the principle of sense for those who inhabit it, and the principle of comprehensibility for one who watches it”.[1] A place is created by people and residents through their relationships with that territory, with their neighbours and others. In the process of building relationships, Baustelle is a synonym for constant building up of human relations, bounded by the space wherein these processes are reversible and changeable. Very subtly and intelligently, the artist carries through a metaphor of human relations, and does so precisely through the process of making a place (in the sense of a house that never becomes a home), and/or the real needs of individuals and their (non-)functional realities. Spinelli deliberately emphasises the process of building space as incomplete, positioned in-between that which is irregular, interrupted, undefined, and that which is slowly beginning to assume a form and to make sense, after all. (…)”
Abstract from the Catalogue.
Text by Una Popović, curator of Museum of Contemporary Art Belgrade
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“(…) Nel comunicato stampa si afferma “Baustelle, tentativi simultanei di apertura e di difesa. Un edificio come un fortino, un gioco, o una fortezza Bastiani, nell’attesa eterna di nemici o di amici (…)”. In attesa dunque che la fortezza possa servire al suo scopo. Baustelle enfatizza effettivamente l’idea di costruzione, progettazione e realizzazione di un luogo, la cui identità speciale è delineata attraverso il suo uso.
Secondo Marc Augé, antropologo francese, la nozione di luogo (antropologico) presuppone una costruzione specifica e simbolica dello spazio. Un luogo antropologico è “allo stesso tempo un principio di senso per coloro che lo abitano e un principio di intelligibilità per colui che lo osserva”[1]. Un luogo è creato dalle persone e i residenti attraverso le loro relazioni con quel territorio, con i vicini e gli altri.
Nel processo di costruzione relazionale Baustelle è sinonimo di una costante costruzione di relazioni umane, delimitata dallo spazio in cui questi processi sono reversibili e mutevoli.
In modo sottile e intelligente, l’artista si muove attraverso la metafora delle relazioni umane, e lo fa proprio attraverso il processo di creazione di un luogo (nel senso di una casa che non diventa mai una casa), e/o le reali esigenze degli individui e delle loro realtà (non-) funzionali. Spinelli volutamente enfatizza il processo di costruzione dello spazio in quanto incompleto, posizionato tra ciò che è irregolare, interrotto, non definito, e ciò che sta lentamente cominciando ad assumere una forma e ad avere un senso nonostante tutto. (…)”
Estratto dal Catalogo.
Testo di Una Popović, curatore del Museo di Arte Contemporary a Belgrado
LA ZATTERA [ SALARIO MINIMO CONTRO LIVELLO DI POVERTÀ ] _
cartoni, lamiera ondulata riciclata, parquet, legno,acrilico / paperboard, corrugated recycled iron, parquet, wood, acrylic
148 x 149 x 10 cm, 2016
TRASCENDENZA SUSSISTENZA _
adesivo murale / wall sticker
50 cm, 2016
CCNL TRADUZIONI _
stampa su telo sintetico, alluminio anodizzato/ print on synthetic cloth, aluminum
107 x 290 x 79 cm, 2016
LEGGI NAZIONALI SUL SALARIO MINIMO _
performance, dvd video + cd audio, 40 min., 2016
CORPO CAPITALE LINGUAGGIO _
pastello e inchiostro di china su carta e carta lucida/ pastel and indian ink on paper and glossy paper
30 x 38,2 cm cad., 2016
SALARIO _
pastello e spilli su carta lucida su libro / pastel and pins on glossy paper on book
36,5 x 21,5 x 7 cm, 2016
MAPPA CONCETTUALE _
stampa su carta lucida / print on glossy paper
75 x 90 cm, 2016
ph. Stefano Maniero
#scultura #sculpture #disegno #drawing
LEGGI NAZIONALI SUL SALARIO MINIMO >>> PERFORMANCE 1
MINIMUM: VOCI >>> PERFORMANCE 2
“Minimum tackles the ethical and political essence of translation between idea and action. Minimum positions the worker’s body in the capitalist social relation, where wages translate body into a commodity, translating into money the minimum reproduction of that body: its minimum repeatability, its livelihood and, in final analysis, its very possibility of existence. Thus, the capitalist economic relationship between capital and labor translates into a social relationship that turns the worker’s power in bargaining commodity: the economic and social relationship translates into law, and the law is reflected in the biological body of the worker and his/her emotional and social relationships in daily life.” Silvana Borutti
From Orient to North Africa, returning to Eastern Europe and until South America: different countries, even different continents, contribute to create “Made in Italy” products. Italian brands design and commission to other countries textiles, accessories, embroidery, clothing segments. After the production, they travel (backward) to the headquarters where they become final products. “Made in Italy”, therefore, means made in the world. Geography explodes. Languages meet. Each language conveys a different way to see reality, therefore to change language is equivalent to a perceptual gap.
Minimum puts in place, through the act of translation, different ways of codifying and regulating the worker. It focuses on language used in the laws about minimum wage in those countries that mostly contribute to the production of Italian textile sector. Language establishes categories, definitions; it quantifies the worker’s time and space, his/her duties, skills, level.
Through translation, a language exchange and a trip take place, where the minimum wage laws of eight of the countries that mostly contribute to produce the Made in Italy and the same Italian law are taken into consideration. The project focuses on the textile industry (fashion as production of objects and imaginary) for building a dialogue, through laws on minimum wages, among countries offering the brand (the imaginary) and countries providing packaging or manufacturing (either in whole or in part). An existing and at the same time continually changing dialogue, in the most obvious form as exchange of goods and business, but also strongly as exchange of views.
The artist’s research results in the exhibition with a series of new works – installations, sculptures and drawings – exchanging meaning between image and text, between idea and action, approaching themes of philosophical aesthetics. Minimum is also an artist’s book, where translation is an encounter of differences. The book includes critical texts written by Franco Berardi Bifo, Silvana Borutti and Matthias Reichelt.
#minimumwage #translation #madeinitaly #code #worker #artistbook #body #unemployment #babilonia #povertyline #explodedgeography
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“Minimum investe la sostanza etica e politica della traduzione tra idea e azione. Minimum è un significato che investe il corpo del lavoratore nel rapporto sociale capitalistico, dove il dispositivo del salario traduce il corpo in merce, traducendo in denaro la riproduzione minima di quel corpo: la sua ripetibilità minima, la sua sussistenza, in ultima analisi, la sua stessa possibilità di esistenza. Così la relazione economica capitalistica tra capitale e lavoro si traduce in una relazione sociale che trasforma la forza del lavoratore in merce di scambio: la relazione economico-sociale si traduce nella parola nomica della legge, e l’enunciato della legge si traduce nel corpo biologico del lavoratore e investe il quotidiano delle sue relazioni affettive e sociali.” Silvana Borutti
Dall’Oriente al nord dell’Africa, tornando all’est Europa e fino al sud America: paesi appartenenti a continenti diversi, contribuiscono a creare i prodotti “Made in Italy”. Tessuti, accessori, ricami, parti di abiti, disegnati e commissionati da brand italiani, vengono realizzati e spediti, viaggiando (a ritroso) fino alla sede in cui verranno confezionati nei prodotti finali. “Fatto in Italia” significa dunque fatto nel mondo. Esplode la geografia. Si incontrano i linguaggi. A ogni lingua è sotteso un modo di vedere la realtà, dunque cambiare lingua equivale a uno scarto percettivo.
Minimum mette in campo, attraverso l’atto della traduzione, diversi modi di codificare e regolamentare il lavoratore. Si concentra sul linguaggio utilizzato nelle normative relative al salario minimo dei paesi che maggiormente contribuiscono alle produzioni del tessile Italiano. Linguaggio che stabilisce categorie e definizioni, che quantifica il tempo e lo spazio di azione del lavoratore, le sue mansioni, le sue abilità, il suo livello.
Il progetto effettua attraverso la traduzione, uno scambio linguistico e un viaggio dove le leggi sul salario minimo di otto tra i paesi che maggiormente concorrono a produrre il Made in Italy, si confrontano con la legge italiana. Il progetto si sofferma sul settore del tessile (moda come produzione di oggetti e di immaginario) per mettere in campo un dialogo, attraverso le leggi vigenti sul salario minimo, tra paesi che propongono il brand (l’immaginario) e paesi che realizzano la confezione o manifattura (in tutto o in parte). Un dialogo che esiste e si trasforma continuamente, nella forma più evidente come scambio di merci e affari, ma anche fortemente in questo scambio di visioni.
La ricerca dell’artista si traduce in mostra con una serie di lavori inediti – installazioni, sculture e disegni – che scambiano significati tra immagine e testo tra idea ed azione, avvicinandosi a temi di un’estetica filosofica.
Minimum è anche un libro d’artista al centro del quale la traduzione viene usata come incontro di differenze. Nel libro sono presenti testi critici di Franco “Bifo” Berardi, Silvana Borutti e Matthias Reichelt.
Dumb-Bodies(1), 120x100cm, wood,synthetic leather,books, 2016
Dumb-Bodies(2), 36(h)x38x18cm, wood,synthetic leather,spraycolor, 2016