ZIG ZAG PROTOFILOSOFIA

Ivana Spinelli, Contropelo (2020). Installation view and performance (performers Michela Albano, Dario Furlan, Mihàly Mòr Kovàcs). Courtesy GALLLERIAPIÙ and the Artist. PHOTO STEFANO MANI
Ivana Spinelli, Testo, rifugio per viventi 2 (detail) (2020). Canvas bag in natural fabric, spray paint, acrylic, branches, play dough, resin, wadding, 71x190x9 cm
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Ivana Spinelli Zig Zag Ptofilosofia Serie di Segni (2017-2018)
Ivana Spinelli Zig Zag Ptofilosofia Serie di Segni (2017-2018) det
Cartellina_05
Ivana Spinelli Meditation Place (2020)
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Ivana Spinelli_Zigo Zago Stickers_QR code_bassa res

https://www.drosteeffectmag.com/bulletin-22-semiotic-circuits-elisa-del-prete/

https://www.drosteeffectmag.com/bulletin-23-grain-claudio-musso/

https://www.drosteeffectmag.com/bulletin-24-inscriptions-cecilia-canziani/

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An.atomica

AN.ATOMICA
anatomica_ivanaspinelli_2015--(4)
anatomica_ivanaspinelli_2015--(2)
anatomica_ivanaspinelli_2015--(1)

 

An.atomica, 10x13x13cm, stoffa, vetro, plastilina/ fabric, glass, play dough, 2015

 

An.atomica

Il corpo confezionato, sotto l’anestesia del pudore, regolamentato .
Gli umori, odori, ogni flusso animale, nascosti, sbiancati, organizzati, messi sotto vetro per la prossima presentazione del sè, sempre muto all’indecente.
Sulle gocce stampate (che guardate attraverso la campana diventano oblunghe e mobili) sta un corpicino, due labbra o semiaborto.
Le cose installate provano a tradurre, disponendo i pezzi sotto la luce del vetro, che deforma o taglia.
Disposizione scientifica, lente, silente.
Tutto in ordine.

 

menstruasie / menstruacione / حيض / menses / aybaşı / hilabete / কুসুম / менструацыі /menses / menzes / менструация / menstruo / menses / menstruace / menses / 经血 / 經血 / 월경 / manstru / menzes / menses / וֶסֶת / menstruo / menstruatsioon / regla / kuukautiset / menstrues / menstruación / menses / menses / 月経 / menses / έμμηνα / માસિક ધર્મ /sananniya / महीना / menses / menses / haid / menses / menses / tíða / mestruazioni / ಋತುಚಕ್ರ / менструация / mens / menses / menses manet / menstruācija / mėnesinės /
менструации / menses / tonga fadim-bolana / haid / pirjid / waipara / पाळीचा / menses /menses / menstruasjon / menstruatie / قاعدگی زنان /  miesiączka /  menstruação / menses/  menstruație /  menstruație /  мензес / menses / menses /  menštruácia /  menstruacije/caadada / menstruo / menses /  menstruationsvätska / menses / menses / ประจำเดือน / மாதவிடாய் / menses / ముట్టు / regl / менструації / menstruáció / حیض /menstruatsiyalar / kinh nguyệt / מענסעס / oṣu / menses



Stick or spear


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body-pantone-(1)










IT-Ivana Spinelli-intervista De Leonardis-Kaboom

en-Ivana Spinelli-interview De Leonardis-Kaboom

“Una guerra di potere che s’insinua nella sostanza stessa degli oggetti, non semplici presenze di decoro all’interno della composizione, ma elementi che contestualizzano la storia e rafforzano il senso di precarietà. Niente è rimasto dell’aspetto innocuo e consolatorio di questi oggetti trovati.
L’idea del campo di battaglia è, del resto, insita anche nei materiali utilizzati da Ivana Spinelli. Dalla gommapiuma agli spilli d’acciaio, carta, fotografia, argilla, gesso, filo, cotone, legno, insetti… materiali che riflettono la dialettica degli opposti: morbidi e pungenti, effimeri e duraturi, costruiti e decostruiti, accoglienti e soffocanti, seducenti e respingenti.

Persino nell’immaginario l’artista prende le distanze dalla prevedibilità, trovando magari proprio nello stereotipo il punto di partenza per un sostanziale ribaltamento.
E’ così anche con l’amore, territorio di confronto tra due esseri umani, alla stessa maniera in cui coinvolge comunità e paesi diversi. Analoghi sono, infatti, i meccanismi alla base del loro funzionamento: pace, guerra.”                                    Manuela De Leonardis

Re-Form: Forma A -Forma B


Un ufficio abbandonato e vandalizzato nella fabbrica dismessa.
La mia azione consiste nel mettere in ordine e pulire come processo che porti da una forma A/ monumento decadente a una forma B/ ufficio fantasma.
Nel frattempo si instaura un dialogo con le presenze che hanno abitato l’ufficio: sindacalisti e operai che si sono confrontati e hanno prodotto documenti, lasciato reperti o piccoli testimoni di una quotidianità, come la lettera di mobilità o la schedina del totocalcio che risistemo in un cassetto. Chiudo le finestre, riorganizzo la scrivania, la bandiera della Fiom, i fischietti pronti per la protesta, una piantina fiorita e la foto incorniciata, e fuori contesto, di Mierle Ladermn Ukeles che negli anni ’70 aveva fatto del pulire un manifesto.

Ph: Stefano Teodori

LIVE:
Raid Spinelli
https://youtu.be/jO4SaqiVhiI

https://youtu.be/1AjpS-oTKek

https://youtu.be/aDZZT3ejW8g


RAID – MUSEO PER PICCIONI
Bologna, 28.01.2017



 

ONE WORD, ONE PIN

ONE-WORD-ONE-PIN_Ivana-Spinelli_2011-w2

ONE WORD, ONE PIN
cartapesta, acciaio, filo, libro / papier-mâché, steel, thread, book / 29x21x19 cm, 2011

“Un dizionario di cultura popolare resta chiuso da una piccola roccia su cui sono appuntati degli enormi spilli. Sono elementi che utilizzo spesso, gli spilli che possono al tempo stesso cucire o pungere, e il libro, contenitore silenzioso finchè non viene aperto.  In questo caso si intravede solo parte delle copertina, dove una pin-up ammicca come al solito.

Nel titolo “one word one pin” (una parola, uno spillo) davo altri elementi di lettura, dove ho pensato alle parole come spilli, con il loro portato ambiguo di appuntare, esporre dei concetti o, potenzialmente, bucarli, strapparli, massacrarli. Un po’ come sulla pelle della pin-up…”

***

“A dictionary of popular culture is closed by a small rock with huge pins pinned on it: elements that I often use, pins that can at the same time sew or sting, and the book, a silent container until it is opened; you can see only part of the cover, where a pin-up winks as usual.

In the title “one word one pin” I gave other elements for interpretations, where I thought of words like pins, with their ambiguous bearing of pinning, exposing concepts or potentially puncturing, tearing, slaughtering them. A little like on the skin of the pin-up … “

Loverrs / Fuckerrs

IvanaSpinelli_LOVERRS-FUCKERRS--installazione-videoscultura
sx-luna


LOVVERSB1

LOVERRS/ FUCKERRS, videosculpture multimedia / video scultura, 200x200x200 cm, 2012


I KNOW THAT YOU ARE LOOKING AT ME video, 00’59” loop, col, muto, PAL, 2011






I LOVE YOU SO
videosculptur multimedia, 4 channels PAL, col, mute, digital frames9”, pallet, wood boxes/
videoscultura multimedia, 4 canali PAL, col, muto, digital frames 9”, pallet, box legno /
120x80x60cm, 201

ONE WORD, ONE PIN
papier mâché, steel, plaster, thread / cartapesta, accaiaio, filo, libro 29x21x19 cm, 2011


LOVERRS / FUCKERRS

Multimedia installation videosculpture, variable dimensions: ceramic-wood-fabric sculptures, videoprojection, slide projection, wood box, grass, bottles, 2011

Installazione videoscultura multimediale, dimensioni variabili: sculture in ceramica, legno e stoffa h75cm, videoproiezione su quadro 30x30cm, 2 foto 16x11cm, proiezione dia, cassa di legno con stencil, erba, pannelli di legno, bottiglie, 2011

Catalogo Loverrs/Fuckerrs, ideato dall’artista.

(…) Mi sembrava sempre più evidente come nel lavoro di Ivana Spinelli l’intersecazione dei diversi piani delle realtà (è esatto al plurale) fosse l’aspetto essenziale della sua azione. Ma cosa intendo con “intersecazione dei diversi piani delle realtà”? (…) Oggi il mondo della rete contiene articolazioni delle realtà a iosa, e al di là della loro diffusione e durata, rendono sempre più sdrucciolevole la strada che procede verso l’identificazione stessa del Reale.
Direi che ci siamo. È proprio qui che volevo portarvi per farvi entrare dal verso giusto in questo pantheon di immagini che Ivana Spinelli ha realizzato solo per i nostri occhi.
Dal video alle foto, dai disegni all’organismo complesso della scultura in ceramica con proiezione ed elementi di farcitura con materiali vari, tutto costruisce una specie di linea di sutura tra gli ambiti delle diverse realtà. Se mi consentite un azzardo inconsueto in un testo critico, direi che questo di Ivana Spinelli è un gesto d’amore verso tutti noi. Ha capito il senso delle immagini, di alcune immagini, ne ha come espunto la forza simbolica, rendendola compatibile con la nostra instabilità, e ce le ha portate fin dentro al nostro quotidiano. Ma cosa fanno gli artisti se non aiutarci a capire il mondo in cui siamo grazie a grandi gesti d’amore?
Loverrs-Fuckerrs è solo per i nostri occhi. Le immagini che lo compongono, le storie che vi s’intrecciano servono a dimostrarci in modo direi pratico, tangibile, che è la riconquista della continuità tra le diverse realtà che ci metterà di nuovo in condizione di comprendere l’unitarietà del Reale e di quello che contiene. (…)
estratto dal testo in catalogo, Raffaele Gavarro

***

Catalogue Loverrs/Fuckerrs, designed by the artist.

(…) It seemed by and by more evident that in the work of Ivana Spinelli the intersection of different levels of realities (yes, plural is correct) lies the basic aspect of her action. But what do I mean by “intersection of different levels of realities”? (…) Nowadays, the world of the web contains an incredible number of articulations of reality which, beyond their circulation and duration, make the road to identification of the Real more and more slippery.
I would say we are almost at our point. It’s here I wanted to take you, to make you enter through the right side in this pantheon of images that Ivana Spinelli realized for our eyes only.
From videos to photos, from pictures to the complex organism of ceramic sculptures, with projections and stuffing elements made of different materials, everything contributes to make a sort of stitch line among all the different realities. If you allow me an unusual hazard in a critical text, I would say this is an act of love towards us all. Ivana Spinelli has caught the sense of images, of some images. It is inspired by their symbolic strength, making them compatible with our instability, and has brought them inside our daily life. But then, what do artists do if not help us understand the world in which we are, thanks to big acts of love?
Loverrs-Fuckerrs is for our eyes only. Its images, its stories, demonstrate us in a practical, tangible way that recapturing the continuity among different realities we will be able to understand once again the unity of the Real and of what it contains. (…)
abstract by the text in the catalogue, Raffaele Gavarro

LOVERRS / FUCKERRS from Ivana Spinelli on Vimeo.

Baustelle


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ivanaspinelli_BAUSTELLE_2013-(2)
ivanaspinelli_BAUSTELLE_2013-telo

BAUSTELLE
installazione ambiente

videoanimazione, 4″, loop, b/n
stampa digitale, inchiostro e biro su carta velina, 42×32 cm
gesso, 11x12x10cm
gesso e filo di cotone, 150x120cm

2011

Baustelle a German word for “work in progres”, is a work about imaginary house with aim to create the idea of a place designed “a priori”, for the purpose of temporary working, as opposed to the real house itself. The main focus of the artist is on the processes of designing and construction.
Baustelle – work in progress, never endless process always  divided between the realisation of a project and the original idea.
The main features of this phase are the easiness and flexibility which provide the simplicity of construction, but also the efficiency in process for the deconstruction.
Baustelle the constant struggle and attempt to carry through, perhaps as the Bastiani fortress, always awaiting people, enemies or friends, to serve its purpose?
In order to understand the process of building relations, Baustelle is a metaphor for the relationships with are always under construction. Limited area in which the relations are reversible and subject to change.
Contemporary expression of  reality is the balance between the real and the virtual, where perhaps  doors, windows and roof  are no needed in the construction due to sudden changing of nature, expanding the limits and possibilities to go.

***

“(…) In the exhibition statement, it is said: “Baustelle is like a synonym for a constant struggle and realisation, a metaphor for the Bastiani fortress, which always awaits people, enemies as well as friends, so that it could serve its purpose.” Baustelle actually emphasises the idea of building, designing and forming a particular place, a special identity through its purpose and intended use. According to Marc Augé, a French anthropologist, the notion of (an anthropological) place presupposes a specific and symbolic building of space. An anthropological place is one which is “simultaneously the principle of sense for those who inhabit it, and the principle of comprehensibility for one who watches it”.[1] A place is created by people and residents through their relationships with that territory, with their neighbours and others. In the process of building relationships, Baustelle is a synonym for constant building up of human relations, bounded by the space wherein these processes are reversible and changeable. Very subtly and intelligently, the artist carries through a metaphor  of human relations, and does so precisely through the process of making a place (in the sense of a house that never becomes a home),  and/or the real needs of individuals and their (non-)functional realities. Spinelli deliberately emphasises the process of building space as incomplete, positioned in-between that which is irregular, interrupted, undefined, and that which is slowly beginning to assume a form and to make sense, after all. (…)”

Abstract from the Catalogue.
Text by  Una Popović, curator of Museum of Contemporary Art Belgrade

***

“(…) Nel comunicato stampa si afferma “Baustelle, tentativi simultanei di apertura e di difesa. Un edificio come un fortino, un gioco, o una fortezza Bastiani, nell’attesa eterna di nemici o di amici (…)”. In attesa dunque che la fortezza possa servire al suo scopo. Baustelle enfatizza effettivamente l’idea di costruzione, progettazione e realizzazione di un luogo, la cui identità speciale è delineata attraverso il suo uso.
Secondo Marc Augé, antropologo francese, la nozione di luogo (antropologico) presuppone una costruzione specifica e simbolica dello spazio. Un luogo antropologico è “allo stesso tempo un principio di senso per coloro che lo abitano e un principio di intelligibilità per colui che lo osserva”[1].  Un luogo è creato  dalle persone e i residenti attraverso le loro relazioni con quel territorio, con i vicini e gli altri.
Nel processo di costruzione relazionale Baustelle è sinonimo di una costante costruzione di relazioni umane, delimitata dallo spazio in cui questi processi sono reversibili e mutevoli.
In modo sottile e intelligente, l’artista si muove attraverso la metafora delle relazioni umane, e lo fa proprio attraverso il processo di creazione di un luogo (nel senso di una casa che non diventa mai una casa), e/o le reali esigenze degli individui e delle loro realtà (non-) funzionali. Spinelli volutamente enfatizza il processo di costruzione dello spazio in quanto incompleto, posizionato tra ciò che è irregolare, interrotto, non definito, e ciò che sta lentamente cominciando ad assumere una forma e ad avere un senso nonostante tutto. (…)”

Estratto dal Catalogo.
Testo di  Una Popović, curatore del Museo di Arte Contemporary a  Belgrado

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Minimum_2016_Ivana-Spinelli-insieme
La-zattera(Salario-minimo-contro-livello-di-povertà)_148-x-149-x-10cm_Ivana-Spinelli-2016-2w
Trascendenza-Sussistenza,-adesivo-murale--wall-sticker+cartalucida_IvanaSpinelli-2016
CCNL Traduzioni_Ivana Spinelli-2016 (3)
CCNL-Traduzioni_Ivana-Spinelli-2016--(1)
Corpo-capitale-linguaggio,-pastello-e-inchiostro-di-china-su-carta--30-x-38,2cm-cad.-e-Librod'artista-Salario_-2016-(3)
corpolinguaggiocapitale_disegni007
minimum_ivanaspinelli_2016 (4)
performance-voci (1)
performance-voci (2)
performance-voci (3)
Minimum_2016_Ivana-Spinelli-insieme-(2)
conceptual-map



 

LA ZATTERA [ SALARIO MINIMO CONTRO LIVELLO DI POVERTÀ ] _
cartoni, lamiera ondulata riciclata, parquet, legno,acrilico / paperboard, corrugated recycled iron, parquet, wood, acrylic
148 x 149 x 10 cm, 2016

TRASCENDENZA SUSSISTENZA _
adesivo murale / wall sticker
50 cm, 2016

CCNL TRADUZIONI _
stampa su telo sintetico, alluminio anodizzato/ print on synthetic cloth, aluminum
107 x 290 x 79 cm, 2016

LEGGI NAZIONALI SUL SALARIO MINIMO _
performance, dvd video + cd audio, 40 min., 2016

CORPO CAPITALE LINGUAGGIO _
pastello e inchiostro di china su carta e carta lucida/ pastel and indian ink on paper and glossy paper
30 x 38,2 cm cad., 2016

SALARIO _
pastello e spilli su carta lucida su libro / pastel and pins on glossy paper on book
36,5 x 21,5 x 7 cm, 2016

MAPPA CONCETTUALE _
stampa su carta lucida / print on glossy paper
75 x 90 cm, 2016

ph. Stefano Maniero
#scultura #sculpture #disegno #drawing


DISEGNI  >>> DRAWING  DETAILS

MINIMUM >>> THE BOOK

LEGGI NAZIONALI SUL SALARIO MINIMO >>> PERFORMANCE 1

 MINIMUM: VOCI >>> PERFORMANCE 2

“Minimum tackles the ethical and political essence of translation between idea and action. Minimum positions the worker’s body in the capitalist social relation, where wages translate body into a commodity, translating into money the minimum reproduction of that body: its minimum repeatability, its livelihood and, in final analysis, its very possibility of existence. Thus, the capitalist economic relationship between capital and labor translates into a social relationship that turns the worker’s power in bargaining commodity: the economic and social relationship translates into law, and the law is reflected in the biological body of the worker and his/her emotional and social relationships in daily life.” Silvana Borutti

From Orient to North Africa, returning to Eastern Europe and until South America: different countries, even different continents, contribute to create “Made in Italy” products. Italian brands design and commission to other countries textiles, accessories, embroidery, clothing segments. After the production, they travel (backward) to the headquarters where they become final products. “Made in Italy”, therefore, means made in the world. Geography explodes. Languages meet. Each language conveys a different way to see reality, therefore to change language is equivalent to a perceptual gap.

Minimum puts in place, through the act of translation, different ways of codifying and regulating the worker. It focuses on language used in the laws about minimum wage in those countries that mostly contribute to the production of Italian textile sector. Language establishes categories, definitions; it quantifies the worker’s time and space, his/her duties, skills, level.

Through translation, a language exchange and a trip take place, where the minimum wage laws of eight of the countries that mostly contribute to produce the Made in Italy and the same Italian law are taken into consideration. The project focuses on the textile industry (fashion as production of objects and imaginary) for building a dialogue, through laws on minimum wages, among countries offering the brand (the imaginary) and countries providing packaging or manufacturing (either in whole or in part). An existing and at the same time continually changing dialogue, in the most obvious form as exchange of goods and business, but also strongly as exchange of views.

The artist’s research results in the exhibition with a series of new works – installations, sculptures and drawings – exchanging meaning between image and text, between idea and action, approaching themes of philosophical aesthetics. Minimum is also an artist’s book, where translation is an encounter of differences. The book includes critical texts written by Franco Berardi Bifo, Silvana Borutti and Matthias Reichelt.

#minimumwage #translation #madeinitaly #code #worker #artistbook #body #unemployment #babilonia #povertyline #explodedgeography

***

“Minimum investe la sostanza etica e politica della traduzione tra idea e azione. Minimum è un significato che investe il corpo del lavoratore nel rapporto sociale capitalistico, dove il dispositivo del salario traduce il corpo in merce, traducendo in denaro la riproduzione minima di quel corpo: la sua ripetibilità minima, la sua sussistenza, in ultima analisi, la sua stessa possibilità di esistenza. Così la relazione economica capitalistica tra capitale e lavoro si traduce in una relazione sociale che trasforma la forza del lavoratore in merce di scambio: la relazione economico-sociale si traduce nella parola nomica della legge, e l’enunciato della legge si traduce nel corpo biologico del lavoratore e investe il quotidiano delle sue relazioni affettive e sociali.” Silvana Borutti

Dall’Oriente al nord dell’Africa, tornando all’est Europa e fino al sud America: paesi appartenenti a continenti diversi, contribuiscono a creare i prodotti “Made in Italy”. Tessuti, accessori, ricami, parti di abiti, disegnati e commissionati da brand italiani, vengono realizzati e spediti, viaggiando (a ritroso) fino alla sede in cui verranno confezionati nei prodotti finali. “Fatto in Italia” significa dunque fatto nel mondo. Esplode la geografia. Si incontrano i linguaggi. A ogni lingua è sotteso un modo di vedere la realtà, dunque cambiare lingua equivale a uno scarto percettivo.

Minimum mette in campo, attraverso l’atto della traduzione, diversi modi di codificare e regolamentare il lavoratore. Si concentra sul linguaggio utilizzato nelle normative relative al salario minimo dei paesi che maggiormente contribuiscono alle produzioni del tessile Italiano. Linguaggio che stabilisce categorie e definizioni, che quantifica il tempo e lo spazio di azione del lavoratore, le sue mansioni, le sue abilità, il suo livello.

Il progetto effettua attraverso la traduzione, uno scambio linguistico e un viaggio dove le leggi sul salario minimo di otto tra i paesi che maggiormente concorrono a produrre il Made in Italy, si confrontano con la legge italiana. Il progetto si sofferma sul settore del tessile (moda come produzione di oggetti e di immaginario) per mettere in campo un dialogo, attraverso le leggi vigenti sul salario minimo, tra paesi che propongono il brand (l’immaginario) e paesi che realizzano la confezione o manifattura (in tutto o in parte). Un dialogo che esiste e si trasforma continuamente, nella forma più evidente come scambio di merci e affari, ma anche fortemente in questo scambio di visioni.

La ricerca dell’artista si traduce in mostra con una serie di lavori inediti – installazioni, sculture e disegni – che scambiano significati tra immagine e testo tra idea ed azione, avvicinandosi a temi di un’estetica filosofica.
Minimum è anche un libro d’artista al centro del quale la traduzione viene usata come incontro di differenze. Nel libro sono presenti testi critici di Franco “Bifo” Berardi, Silvana Borutti e Matthias Reichelt.